Sul turismo in crisi, per una fetta di limone

Questa piccola storia risale a una quindicina di giorni fa, in occasione di un evento di matching tra imprese cui ho partecipato a Lazise (VR). Due giorni di incontri serrati e di speech, in un periodo di bassa stagione, ma già piuttosto affollato di turisti tedeschi di una certa età, che da sempre considerano il Garda una specie di mare abbastanza vicino e piuttosto comodo.

La seconda sera dell'evento, stufo di starmene chiuso in albergo, mi affaccio appena fuori con un paio di colleghi, a Peschiera. Sono quasi le dieci di sera e in giro c'è davvero poca gente, quindi un bar vuoto vale l'altro e, delle due l'una, o c'è capitato il più sfigato di tutti, oppure (come penso e temo) il nostro paese sta andando a rotoli per colpa di tutti, esercenti compresi, che poi si lamentano per "la crisi" e per lo stato tiranno.

Premetto: sono stato un piccolo imprenditore del settore turistico ricettivo e della ristorazione anch'io, qualche anno fa, quindi so bene quali siano i problemi della categoria e quante le colpe dello stato e di fattori esterni, ma per certe cose non c'è davvero giustificazione.

Cosa è successa? Una cosa talmente piccola da sembrare marginale, mentre è davvero il fulcro di tutto, uno dei motivi per cui la gente in vacanza in Italia non ci viene più. Entriamo, ci sediamo, chiediamo delle birre e un paio di panini ma... affettati non ce ne sono, solo prosciutto cotto e di birre solamente un paio di marchi, in bottiglia, tristi e da supermercato. E' mercoledì sera, non sono nemmeno le 10, ma il locale è semivuoto, forse qualche mezza lancia in favore della ragazza al bancone, da sola a portare avanti la baracca, la si può spezzare. Pazienza.

Ripiego così sulla Coca-Cola, che in un localino tutto sommato grazioso e con parecchi tavoli, si presume possa essere servita almeno in bicchiere e con ghiaccio e con una scorzetta di limone. Invece mi arriva una lattina squallida, anche questa da supermercato e un bicchiere vuoto in cui eventualmente versarla, se del caso.

Poco male, chiedo alla signorina del ghiaccio e un po' di limone, mentre i panini dei miei colleghi arrivano dalla Germania, forse, insieme a qualche attempato turista crucco. Ma il tempo passa, il locale via via si riempie, tanto per dimostrare che le lance spezzate in favore della tipa dietro al bancone sono quanto meno parecchio generose (se di lavoro ce n'è devi avere anche la materia prima) ma di panini, ghiaccio e limone nemmeno l'ombra.

Ma adesso il locale è semipieno e ci sta che la "gentile" signorina sia un po' in affanno. Attendiamo, arrivano i panini, la Coca-Cola è ormai tiepida, ma di ghiaccio e limone nemmeno l'ombra. Nemmeno del bicchiere, che la ragazza si era portato via a seguito della mia esagerata richiesta. Mi rassegno. Bevo a canna dalla lattina, ridendoci su. La "solerte" cameriera non si accorge della sua dimenticanza nemmeno quando, dopo più di un'ora dal nostro arrivo, viene al tavolo a portarsi via due bicchieri da birra, due piattini e una lattina vuota, tristissima. Amen.

A te, caro turista tedesco di una certa età che da oltre 30 anni vieni sul Garda, dico solo che fai parecchio bene a criticare questo paese e la sua gente. E a restare ogni anno più deluso. Una roba del genere non si può tollerare, non ha nessuna ragione se non la più triste: siamo un popolo allo sbando, non ce ne frega nulla di quello che facciamo, non abbiamo rispetto per le persone e per il lavoro. Meritiamo il declino, "la crisi". Forse anche l'oblio.

Sveglia Italia, il tempo dei lamenti inutili è finito, tocca a ciascuno di noi risollevare le sorti di questa nazione, che se aspettiamo la politica finiamo per diventare come loro: incapaci, fannulloni, rissosi e indegni, da qualunque punto di vista.

Commenti

Anonimo ha detto…
Giusto Claudio, bella la tua riflessione. Io abito a Parma che da qualche anno è stata considerata città d'arte. Sede discussa della famosa EFSA l'ente europeo di controllo dell'alimentazione. Come tale deve garantire l'apertura di musei, chiese, teatri e siti culturalmente interessanti anche di domenica o nei giorni festivi. Ebbene a Parma la domenica i bar del centro e qualche famoso ristorante si permettono di tenere chiuso così che i turisti, che effettivamente da qualche anno popolano la nostra città, non sanno dove consumare un pasto. Ci vorrebbe veramente poco, la nostra zona è una miniera d'oro in fatto di gastronomia, a questi turisti basterebbe un po' di torta fritta e salume e un buon bicchiere di vino, non ci sarebbe nemmeno bisogno di fare pietanze particolari. Chi viene a Parma vuole mangiare Prosciutto Crudo e Parmigiano, Culatello, Salame o Spalla Cotta il tutto annaffiato da un buon bicchiere di lambrusco o fortanina (vini buoni che costano pochissimo): tutte cose che non hanno bisogno di essere cotte, tutte cose che si possono preparare al momento e che quindi non andranno mai buttate perchè non c'è il rischio degli avanzi. E allora ? Niente, preferiamo crogiolarci nell'autocommiserazione e prendercela con il sindaco perchè gli affari vanno male dando la colpa alla chiusura del traffico in centro al giovedì pomeriggio. E il sindaco cosa fa ? Per aiutarli ulteriormente concede il parcheggio gratuito nella giornata di chiusura. Ma le cose non cambiano e non cambieranno mai, è la mentalità che è sbagliata, l'errore grave è stato fatto dai nostri genitori. Siamo nati con la camicia e cresciuti con il culo nel burro, non sappiamo cosa sia lavorare e fare sacrifici per ottenere ciò che si vuole, ci è stato dato tutto e noi non abbiamo imparato come si fa a conquistarlo.
MAN ha detto…
Claudio comprendo bene il tuo stato d'animo. la crisi è solo la punta dell'iceberg, il problema che non abbiamo gente esperta che sa andare in apnea e vedere sotto, alla radice il problema. Troppo occupati a dar da mangiare i pinguini politici sulla banchina che prima o poi andrà alla deriva. Io cerco di urlarlo da molto come noterai in questo post http://sco.lt/7E7Gpl . Sono tuttavia altrettanto certo che qualcosa sta cambiando, lentamente purtroppo
Claudio Gagliardini ha detto…
Spero davvero che le cose cambino, possibilmente in meglio. Nel frattempo il turismo va in crisi, come se fosse una delle qualsiasi altre attività produttive del paese e indipendentemente dalla vera morsa della crisi economica generale.

Bisogna fare in fretta, crescere, migliorare, ritrovare eccellenze e buone pratiche!

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