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Siamo davvero intelligenti come ci riteniamo?

Non so perché continuiamo a ritenerci la specie più intelligente del Pianeta. Per molti versi di sicuro lo siamo e abbiamo una clamorosa capacità di adattamento e di evoluzione, ma a mio avviso abbiamo una tara di fondo che ci limita enormemente e che di certo non contribuisce ad esaltare la nostra intelligenza. Siamo egoisti oltre ogni limite, non abbiamo visione d'insieme, ci preoccupiamo delle cose solo quando ci riguardano direttamente e in modo inderogabile, indifferibile, ineluttabile. Negli ultimi 10 anni abbiamo avuto due forti terremoti e non so quante altre catastrofi, ad esempio, che hanno spazzato via vite, case, aziende, opere d'arte e pezzi di storia del nostro Paese e della nostra civiltà, ma niente è cambiato nel nostro approccio ai disastri naturali. Attrezzarci per difenderci costerebbe troppo, secondo molti, e poi non possiamo prevedere questi fenomeni, che in fondo colpiscono sempre a livello locale, in aree molto piccole e quasi mai nelle grandi città

Un devastante Orfeo nel Metrò al Ponchielli di Cremona

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Il talento è quella cosa, rara e preziosa, che consente ai pochissimi che ne sono dotati davvero di accedere a risorse di cui i "comuni mortali" non sono nemmeno a conoscenza. Il talento è il colpo di tacco dissennato che nessuno oserebbe davanti al più grande dei portieri e che smarca un compagno per il gol che ti fa alzare una coppa. Il talento è la metafora ardita che rende un qualsiasi banale pezzo di cronaca un mantra per intere generazioni, facendoti capire davvero qualcosa. Il talento è l'incrocio magico di due pennellate in cui nessuno è disposto a vedere solamente una X, a parte i pochi che non hanno mai visto altro che una schedina del Totocalcio. Il talento, nel caso di Luigi De Angelis (regista) ed Hernán Schvartzman (direttore) e del loro " Orfeo nel metrò ", è prendere per mano il pubblico e farne parte attiva di una grande opera del 1600, facendone qualcosa di completamente nuovo e sorprendente. Qualcosa che va oltre la musica, oltre

Oltre le sovrastrutture che ci schiacciano

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Sovrastrutture, piaga millenaria dell'umanità. L'uomo, oggi aumentato dalla tecnologia, è sepolto sotto spessi strati di sovrastrutture che vengono da molto lontano e che si incrociano tra loro. Lenti che deformano la realtà, che ne ingigantiscono singole parti (oscurandone altre) e che focalizzano le persone su specifici aspetti e prospettive. Lenti che tra di loro interferiscono, raramente in modo positivo. Il risultato di questa stratificazione è un uomo ai cui molti poteri e possibilità quasi mai corrispondono adeguati livelli di consapevolezza e di responsabilità e, soprattutto, cui risulta sempre più difficile districarsi tra queste lenti e vedere le cose per quello che sono davvero, anche solo per un istante. Quegli strati costringono, limitano, deviano fino alla depravazione, togliendo libertà e capacità di comprendere. Molti rispondono a questa frustrazione con rabbia e violenza, altri si rassegnano alla loro miopia, ma quasi tutti riescono a percep