Sulla molestia


C'è un problema di fondo, con le molestie, e quel problema è insito nella natura stessa degli esseri umani, io credo, se non di tutti gli esseri viventi: la selettività, che ci impedisce di considerare allo stesso modo tutti gli atteggiamenti e tutte le circostanze. 

Fatta eccezione per qualsiasi forma di violenza, infatti, non esiste una molestia che sia tale sempre e in assoluto. Una secchiata d'acqua fresca in faccia infastidisce o addirittura fa male a gennaio e può essere gradita in pieno agosto, ma non esiste una regola incontrovertibile per cui chiunque prenda in mano un secchio e lo riempia d'acqua possa essere certo di non molestare chi lo ricevesse in faccia, 30 o 3 gradi che ci siano nell'aria. Lo stesso vale per tutto il resto: sguardi, sorrisi, parole, gesti e qualunque forma di considerazione o interazione con gli altri.

Combattere le molestie richiede probabilmente un livello di inflessibilità e una rigidità che non ci appartengono e che non sono umani. Per farlo dovremmo definire in modo preciso cosa siamo disposti a tollerare dagli altri e cosa no ed essere del tutto irremovibili su ciò che ci può o non ci può essere fatto in qualsiasi modo o maniera. 

Invece siamo soltanto selettivi. 

Lo stesso sguardo o sorriso, la stessa parola o gesto e qualunque altra forma di considerazione o interazione possono farci immensamente piacere, se vengono da qualcuno che amiamo o che ci piace, oppure terribilmente molesti, se a farceli è qualcuno che non ci va a genio o che semplicemente ha sbagliato momento o modo.

Se parliamo di molestie, tuttavia, ciò contro cui puntiamo il dito non è il gesto in sé, a meno che non sia violento e doloroso, ovviamente. Non è ciò che ci viene fatto a farci male, ma l'oltraggio di chi si permette di fare qualsiasi cosa nei nostri confronti senza avere il nostro consenso e senza che ciò sia richiesto o in qualche modo condiviso. Quello che ci fa male è spesso l'affronto e l'offesa, più che l'azione in sé; ma anche in questo pecchiamo spesso di selettività, perché le interazioni tra gli esseri viventi non sono mai semplici né tanto meno lineari e tutti abbiamo bisogno di sperimentare l'intera gamma dei sentimenti e delle sensazioni: di essere vittime e carnefici, di imporre e di essere comandati, di prendere e di dare.

Ecco perché occorre definire non soltanto delle regole, ma un codice di condotta universale che liberi l'umanità da ogni forma di molestia e di sopraffazione. Farlo ci costerà una fetta di umanità e ci renderà molto meno avvezzi al contatto e all'interazione sporadica e non esplicitamente consensuale, ma ci permetterà di sgombrare il campo da qualsiasi malinteso o incomprensione. 

Credo che alcuni popoli usino già questo codice, al punto che esistono luoghi sulla Terra dove si rischia la denuncia (o peggio) anche soltanto per uno sguardo o un sorriso di troppo, ma il solo modo per sconfiggere le molestie è definire in modo chiaro e definitivo cosa si può e cosa non si può fare agli altri senza che ci sia stato esplicitamente richiesto o consentito fare (e ovviamente fino ad eventuale ridefinizione o revoca). 

Questo deve valere per tutti, in ogni circostanza e occasione e senza nessuna deroga, perché se oggi alcuni osano ancora molestare gli altri è perché sono consapevoli che alcune persone non si opporranno, sopporteranno o addirittura gradiranno quell'interazione e questo rende la molestia una scommessa su cui molti si sentono ancora di poter puntare impunemente.

Foto di Kevin Phillips da Pixabay 

Commenti

Post popolari in questo blog

Come si fa a non amarti?

La differenza tra il bene e il male

Della bellezza e del talento