Vorremmo tutti morire di vecchiaia

 Vorremmo tutti morire di vecchiaia, sereni, in buona salute, durante il sonno e senza accorgercene.




A molti questa opportunità sarebbe anche offerta, ma c'è un piccolo dettaglio a rovinare l'idillio: vorremmo ovviamente che questo accadesse il più tardi possibile, cosa che stiamo addirittura ottenendo: in 50 anni l'aspettativa di vita è aumentata di oltre 10, dai 71,5 del 1970 agli 83,2 del 2017, ma non si tratta di un miracolo.

Ad aiutare gran parte di chi si avvicina o supera quella soglia è la scienza e in particolare la farmacologia, che rallenta notevolmente il processo di invecchiamento dei nostri organi e del nostro corpo dandoci l'illusione di essere in ottima forma, anche se senza i nostri farmaci non andremmo troppo lontano.

Questi, infatti, in molti casi non curano le nostre sopravvenute insufficienze, ma le compensano, consentendoci di non morire anzitempo. Ed è qui che casca un bell'asino: cosa significa morire anzitempo? Significa andarsene prima di quegli 83,2 che oggi possiamo aspettarci (e che da alcuni anni sono di nuovo in calo)? Oppure addirittura tentare di superarli, arrivando a 85, a 90 e magari fino ai 100 anni?

Posto che ognuno ha il diritto di tentare di sopravvivere quanto più a lungo possibile, queste dinamiche ci hanno portato, nell'arco di qualche decennio, a non accettare più la morte come qualcosa di naturale, fisiologico, inevitabile.

Oggi non riusciamo ad astenerci dal chiedere "di cosa è morto?" e questo avviene anche se il trapassato aveva più di 90 anni, perché ci è entrato in testa un tarlo devastante: siamo talmente abituati a "curare" qualsiasi sintomo e carenza (com'è normale che sia, non dico il contrario) che per morire non ci rimane più che la triste opzione di una qualche malattia, contro la quale ci scagliamo come se fosse un'enorme ingiustizia o una condanna.

Vorremmo tutti morire di vecchiaia, sereni, in buona salute, durante il sonno e senza accorgercene... ma se ci imbottiamo per anni di farmaci per sopperire alle sopravvenute inefficienze del corpo questo è assai difficile che possa accadere, fino al paradosso di morire malissimo, in ospedale, con la rabbia di chi capisce che stavolta non c'è farmaco o rimedio che tenga e che la sua condizione è la più terribile che si possa immaginare: troppo forte per morire alla svelta, troppo debole per sopravvivere a lungo.

Foto di Sabine van Erp da Pixabay

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