Sullo scrittore suicida in Francia per le nozze gay

Lo premetto, nelle righe che seguono sarò cinico, freddo, per niente politically correct, perché di fronte a cose come questa non lo si può essere e bisogna mirare dritti al cuore del problema, a costo di attirarsi critiche e biasimo.

La notizia la danno tutti i media: ieri lo storico francese Dominique Venner, di 78 anni, si è sparato sull'altare di Notre-Dame, dopo aver esortato dal suo blog i francesi a compiere "gesti spettacolari e simbolici" contro la legge sui matrimoni omosessuali.

Vado subito al sodo, secondo me ha fatto bene. Rincaro la dose: se un buon numero di ottuagenari che, come lui, credono ancora di poter decidere per tutti e imporre il proprio pensiero, tenendo la società al palo del loro bigotto oscurantismo, emulassero un gesto così coraggioso ed estremo, arrivo addirittura a sostenere che si creerebbero le premesse per un mondo migliore.

Non mi faccio schifo a scrivere una cosa di questo tipo? Un po' si, perché non sono una persona cattiva, ma se lo faccio è perché, da buon quarantenne in balia delle onde (anomale), sono davvero esasperato da quest'orda di ultrasettantenni che pretendono ancora di fare opinione, di rimanere sugli scudi, di comandare, di fare affari e di restare in sella fino alla morte, come se il mondo fosse solamente loro e non di tutti.

"Serviranno certamente gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere i sonnolenti, le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini", aveva scritto martedì mattina sul suo blog lo scrittore, direttore della rivista"la Nouvelle Revue d'Histoire", ispirata al "nazionalismo europeo". E lui quel gesto spettacolare l'ha fatto, come in un libro di Dan Brown, come in un film. Coraggioso e coerente, gliene va dato atto.

Riposi in pace, Signor Venner, con la stima di tanti che la pensano come lei e con il plauso di uno come me, che non potrebbe pensarla più diversamente sui matrimoni gay, sulla politica, sull'economia e probabilmente su qualsiasi altra cosa. Plauso che volentieri estenderei a gesti meno eclatanti e violenti da parte di quell'orda di vecchi soloni cui i media continuano a dare spazio, troppo spesso perché di loro stessa proprietà o nel loro "giro" d'affari e di interessi.

Non esorto nessuno al suicidio, sia ben chiaro, ma se la direzione che la società vuole prendere non vi sta bene, cari e "saggi" vecchi, la sola strada è quella di farvi da parte, di vivere il "vostro mondo" lasciando agli altri il loro, che andrà pure verso il baratro, ma almeno lo farà autodeterminandosi e non subendo ancora i vostri schemi, le vostre "connivenze" e la vostra ipocrisia, vera piaga di una società allo sbando. Quello sbando che voi stessi avete determinato, cosa che ancora sembra non esservi abbastanza chiara, peraltro.

Fatevi da parte, cedete lo passo, lasciateci respirare quell'aria già viziata dallo smog dei vostri affari sporchi e da quelle industrie che continuano a vomitare fumi tossici, nonostante vendano sempre meno. Fatevene una ragione, il "vostro" mondo è finito e non tornerà più, lasciateci tentare di ricostruirne uno migliore, di salvare il salvabile di unire anziché dividere. Grazie, il futuro vi ricorderà per questo, se ne avrete il coraggio e la decenza.

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