È stata solo la piena di un fiume
Dovremmo sforzarci di raccontarle così, certe tragedie.
Senza retorica, senza demagogia, guardando in faccia la realtà per quello che
è, piuttosto che infarcirla d’ideologia e di politica.
Invece ogni volta ci ricaschiamo,
come si cade da un gigantesco pero, concimato ad ipocrisia e a falso candore,
spalancando la bocca e lasciando che gli occhi si bagnino di pietà e che le
gambe tremino di paura.
Siamo umani, del resto. Siamo soltanto umani, esseri
vagamente senzienti, dotatati di un cervello che ci serve per fare i nostri
calcoli e di un cuore, che ogni tanto si sveglia dal torpore della comodità del
nostro mondo ovattato, per cercare di dire la sua e di farci sentire un po’ più
vivi, mentre la coscienza si gira dall'altra parte, per vomitare.
In quei rari momenti di vita vera e di apparente lucidità,
mettiamo da parte il consueto cinismo e ci sciogliamo in lacrime da coccodrillo,
buone soltanto per darla vinta a chi vuol farci soffrire, o tremare e per
consentire a chi ci comanda di mettere in scena uno spettacolo ancora più
patetico del solito, fatto di solidarietà scontata, di inutili proclami, di
retorica da quattro soldi e di riprovevole demagogia.
Un copione già visto chissà quante volte, scontato, banale, infarcito
di abominevole ovvietà, di inutili condanne, di fiumi in piena di parole che
fanno ancora più danni e che non servono a niente, se non a spargere sale sulle
ferite delle coscienze e a fomentare odio, terrore e desiderio di vendetta.
Un fiume in piena, si. Quello stesso fiume che ieri ha
travolto i giornalisti di Charlie Hedbo, esondando, uscendo dagli argini di
filo spinato di una normalità sforzata e di un’autoproclamata civiltà, che non
ha altro coraggio se non quello di condannare a posteriori, dopo aver giudicato
a priori.
Faremmo meglio a raccontarla così, questa storia, come la drammatica
conseguenza di una catastrofe naturale e inevitabile, determinata dalla fiera incoscienza
di sedicenti civiltà, che continuano a costruire nell'alveo di fiumi prosciugati
dall'acqua, ma non per questo sicuri.
Fiumi di ideologie, di intolleranza, di incapacità di
convivere e di creare una società moderna, civile, finalmente sostenibile in
quanto equa, solidale, votata al bene di tutti e nemica giurata dei privilegi,
dei soprusi e di qualunque forma di violenza, fisica, morale o ideologica.
Sia chiaro, non sto cercando di sostenere che quanto
avvenuto ieri sia colpa nostra, che i delinquenti che hanno sparato abbiano
qualche insostenibile ragione o che quei giornalisti se la siano in qualche
modo cercata.
Sarebbe un insulto alla ragione e alla dignità anche soltanto
pensarla, una cosa del genere. Ma se guardiamo al dopo, a un adesso che è tutte le volte, ai fiumi di
inchiostro e alle tonnellate di immagini, video, dibattiti e tavole rotonde che
ne stanno scaturendo, alle tribune politiche e alla propaganda che i partiti
stanno facendo, strumentalizzando questa tragedia, beh…
La sola cosa che posso pensare è che stiamo costruendo
ancora più forte e irresponsabilmente in quegli alvei, innalzando torri di
mattoni e muri e giganteschi edifici laddove, prima o poi, tornerà a scorrere fragorosamente
l’acqua sporca di sangue di un’altra inevitabile piena, che saremo pronti a
piangere ancora una volta, come stupidi coccodrilli senza alcuna dignità.
È stata solo la piena di un fiume, questo dobbiamo dirci, causata
soprattutto dall'incoscienza di chi ci governa (da entrambe le parti della
barricata) dividendoci, giocando con le nostre paure e con la nostra dignità,
sfruttando popoli, territori, nazioni, religioni e ideologie. Dovremmo
costruire degli argini e metterci in sicurezza (quella vera), invece cediamo al
terrore e alla paura e, per farci vedere più forti e far credere di non essere
terrorizzati, continuiamo a innalzare torri destinate a crollare, bersagli da
colpire, bandiere da bruciare.
State attenti, però: costruire argini è l’esatto contrario
di quello che ci fanno credere. Non significa innalzare muri e frontiere, come
qualcuno vorrebbe; non significa affatto tenere lontane le persone e sentirsi
diversi, forse addirittura migliori, ma vuol dire soltanto convogliare il
flusso delle ideologie e della demagogia in un alveo protetto e farle scorrere via senza pericoli, verso il mare dell’indifferenza più totale, verso il nulla
cosmico cui sono naturalmente destinate, se nel frattempo non trovano ostacoli sul loro percorso.
Ciao #CharlieHebdo, oggi non c'è davvero niente di cui ridere, se non della parola umanità, che di fronte a tutto questo sembra un'appellativo del tutto fuori luogo.
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